Mostra fotografica 2005

15 gennaio 2005
Tema: Banchetti ed Eventi

RWANDA, UN PAESE CHE VIVE

Mentre mi “interesso” di Africa e “terzo mondo” in generale e uso le mie energie per far volontariato a favore di uomini che hanno bisogno ma vivono lontano da me, ho sentito molto spesso la frase:
“ma perchè fate così tanto per un paese lontano quando c’è tanta povertà e gente che ha bisogno qui, sotto casa?”

Allora mi interrogo, che sia in buona o mala fede chi fa questa domanda, non ha tutti i torti. Perchè allora continuo a “sbattermi nell’equosolidale e nell’africa” in particolare?

Io ho scelto di vivere a Milano, non di fare il missionario in luoghi altri, e per questo ho deciso di conoscere e aiutare popoli lontani perchè il divario di benessere e mancanza di beni essenziali che c’è tra il nord e il sud del mondo è tale che per risolverlo non basta mandare un po’ di soldi ogni tanto, bisogna cambiare il proprio stile di vita, le proprie necessità, la mentalità e per permettere di camminare con le proprie gambe i “paesi in via di sviluppo” bisogna che il mondo iper- tecnologico rallenti un po’ la corsa folle.

Folle soprattutto perchè non abbiamo per niente chiaro la direzione e l’obiettivo, perchè non sappiamo quali sono le cose (e dico volutamente cose e non valori o ideali) che ci servono, che sono indispensabili alla nostra sopravvivenza e alla nostra felicità.

Dal Rwanda, secondo il mio ragionamento, cosa possiamo imparare? Perchè, portando il nostro aiuto per lo sviluppo, facciamo del bene a noi stessi dobbiamo imparare tanto quanto insegniamo, o pretendiamo di insegnare.

Quello che ho imparato io è il riconsiderare alcune faccende quotidiane come importanti, anzi necessarie per la vita, e magari anche per la felicità, proprio perch? per i rwandesi non sono così scontate.

Esempi: In Italia si va a scuola fino a una certa età, poi si lavora o si va all’università, e nessun ragazzo ha voglia di farlo… in Rwanda i ragazzi hanno come sogno quello di studiare e spesso non riescono a completare gli studi.

In Italia per trasportare dei tronchi noleggio un furgone e in mezzora li ho portati per 50 chilometri… in Rwanda li carico sulla bici e se riesco in un giorno li ho portati per un chilometro.

in Italia le discariche sono piene di tappi di bibite e di tende, e se la mia tendina fuori dal negozio ha una perlina rotta butto via tutto e (con l’auto) vado al centro commerciale e ne compro una nuova… in Rwanda riutilizzo i tappi delle bibite e fabbrico una tendina colorata.

Il Rwanda è un paese che vive nonostante la povertà, nonostante, come ormai tutti sanno, si sono “ammazzati tra loro”. Ecco, vogliamo ricordare a chi vedrà la mostra che il Rwanda non è solo teschi e ossa vecchie di dieci anni. Non dimenticare il genocidio, ma non dimenticare la vita che in Rwanda, come anche in Italia, continua giorno dopo giorno; e ogni giorno dobbiamo mangiare, lavarci, andare al lavoro, salutare chi incontriamo per strada, giocare, studiare, difenderci dal freddo, dal caldo o dalle malattie, camminare o correre secondo le necessità o le possibilità. Stringere una mano o litigare.

La vita (“che vive”) non sono solo i grandi ideali e valori di pace e fratellanza ma soprattutto la quotidianità sia che viviamo al nord o al sud. Il Rwanda è un paese che vive se anche l’Italia torna a essere un paese che vive.

Davide