Il Rwanda
Nome ufficiale: Rwanda
Capitale: Kigali
Forma di governo: Repubblica
Lingua: Kinyarwanda, francese, inglese, swahili (ufficiali)
Ora locale: Il fuso orario è avanti di 1 ora rispetto all’Italia.
Confini: Uganda (nord), Tanzania (est), Burundi (sud) e Repubblica democratica del Congo (ovest).
Estensione: 26,340 KM2.
Numero abitanti: 8.744.000 abitanti (2005)
Densità: 332 abitanti per kmq
Religione: Cattolici 49,5%, protestanti 27,2%, avventisti 12,2%, animisti/credenze tradizionali 4,2%, musulmani 1,8%, altri 5,1%
Principali attrattive naturali: Laghi Kivu, Cyohoa Sud, Ihema, Muhazi, Bulera, Ruhondo, Mugesera, Rweru; fiumi Akagera (da cui origina il Nilo), Rusizi, Mwogo, Nyabarongo.
Parco Nazionale dei Monti Virunga, Parco Nazionale Akagera, Parco Nazionale Nyngwe.
Clima: stagioni delle piogge: marzo-maggio e ottobre-novembre; temperatura 24.6 – 27.6ºc.; mesi più caldi: agosto e settembre
LA STORIA
Le origini
Il primo popolo a insediarsi nell’odierno Rwanda fu quello dei Twa, un’etnia di nomadi che vivevano di caccia e raccolta. Successivamente, migrò in questo territorio una popolazione Bantu coltivatrice: gli Hutu. Nell’attuale territorio rwandese arrivarono dall’area etiope i Tutsi, un popolo nilotico prevalentemente allevatore di bestiame. I Tutsi assunsero il potere del territorio, lo divisero in staterelli e organizzarono una società a struttura piramidale, al cui vertice era il re, chiamato mwami. Il primo mwami la cui esistenza è certa fu Ruganza Bwimba (XV secolo), del clan dei Nyighinya. Negli anni successivi cominciò l’espansione del territorio ruandese, interrotta da invasioni da parte dei regni limitrofi di Nyoro e Rundi.
Il colonialismo
Durante il regno del mwami Rwaabugiri (1860-1895) giunse alla corte il primo europeo, il conte von Goetzen. La Germania prese controllo di quella che divenne l’Africa Orientale Tedesca, che ebbe come primo governatore proprio von Goetzen. Nel 1918 la Società delle Nazioni affidò questo territorio al Belgio come “mandato di tipo B” e, nel 1946, divenne un territorio in amministrazione fiduciaria del Belgio. Nel 1957 è stato fondato un partito per l’emancipazione degli Hutu, il Parmehutu, che, dopo l’indipendenza del Congo, nel 1960, si è ribellato alla casta dominante. Kigeri V, il ventunesimo ed ultimo mwami, eletto nel 1959, fuggì. Migliaia di Tutsi emigrarono in Burundi.
Dal 1960 agli anni 1990
L’abolizione della monarchia fu sancita da un referendum. Il 1º luglio 1962 il Ruanda divenne uno Stato sovrano, una repubblica sotto la presidenza di Grégoire Kayibanda.
Nel dicembre del 1963 i Tutsi che si erano rifugiati in Burundi tornarono in Ruanda per riprendere il potere, anche per mezzo di stragi, ma non riuscirono nel loro intento. Forte fu, in tal occasione, la tensione fra Rwanda e Burundi e terminò quando anche il Burundi divenne una repubblica.
Nel periodo 1972-1973 le tensioni fra le due etnie divennero più pericolose. Nel luglio del 1973 il generale hutu Juvenal Habyarimana guidò un colpo di stato che depose Kayibanda. Il neopresidente fondò nel 1975 il Movimento Rivoluzionario Nazionale per lo Sviluppo (MRND), il partito unico del governo. Nel 1978 fu approvata mediante referendum la nuova costituzione e nel dicembre dello stesso anno, Habyarimana fu riconfermato come presidente.
Il Genocidio del Rwanda
Nel 1990 i Tutsi provarono invano un altro tentativo di golpe, invadendo la parte settentrionale dello Stato. Nel 1991 furono apportate modifiche alla Costituzione, introducendo, fra l’altro, il multipartitismo e la figura del primo ministro.
I premier che furono eletti negli anni successivi tentarono più volte un accordo fra i vari partiti, tra i quali il Movimento Repubblicano Nazionale per la Democrazia e lo Sviluppo e il Fronte Patriottico Ruandese (FPR).
Per secoli le tre tribù ruandesi Hutu (85%), Tutsi e Twa condivisero la stessa cultura, lingua e religione. Nel 1916 il Belgio assunse il controllo del Rwanda al posto della Germania ed instaurò un rigido sistema coloniale di separazione razziale e sfruttamento. Concedendo ai Tutsi la supremazia sugli Hutu, alimentarono un profondo risentimento tra la maggioranza Hutu. Nel 1959 i Belgi cedettero il controllo del Rwanda alla maggioranza Hutu. Con l’indipendenza ebbe inizio da parte delle istituzioni un lungo periodo di segregazione e massacri anti-Tutsi. Centinaia di migliaia di Tutsi e Hutu moderati furono costretti all’esilio. Nel 1988 alcuni rifugiati diedero vita ad un movimento di ribellione chiamato Fronte Patriottico Rwandese (RPF) rivendicando la loro patria. Nel 1990 dalla sua base in Uganda l’ RPF sferrò un’offensiva contro il regime Hutu che fu fermata con l’aiuto militare francese e belga. Un periodo funesto di guerre e massacri continuò fino al 1993, anno in cui le Nazioni Unite negoziarono un accordo che spartiva il potere tra le parti. Per preservare il proprio potere, gli estremisti Hutu fecero in modo che l’accordo non fosse messo in atto e organizzarono uno dei più terribili genocidi della storia.
Dal 1997 a oggi
Nel 1997 furono avviati i primi processi per stabilire i responsabili del genocidio, ma dovettero subire rinvii a causa della mancanza di giudici. Nel frattempo centomila persone in attesa di giudizio affollavano le carceri. Un primo processo si concluse nel 1998, con la condanna a morte di ventidue persone considerate colpevoli di genocidio. Nel settembre di quell’anno il Tribunale Penale internazionale ha condannato l’ex premier Jean Kambanda all’ergastolo.
Nell’aprile del 2000 è stato eletto presidente della Repubblica il tutsi Paul Kagame, del FPR, che ha siglato, nel luglio del 2002, un armistizio con la Repubblica Democratica del Congo.
Le tensioni sono attualmente ancora vive (oggigiorno diecimila ribelli hutu sono ancora attivi in territorio congolese), ma esiste anche un serio desiderio di riappacificazione, come si è notato il 20 novembre 2002 in occasione di un concerto reggae che ha riunito 25mila persone di entrambe le etnie. Contemporaneamente, le truppe stanziate nella Repubblica Democratica del Congo sono rientrate in patria.
Nel 2003 le istituzioni politiche sono state modificate e approvate con il referendum del 26 maggio. Nel luglio dello stesso anno si sono tenute le elezioni presidenziali, che hanno riconfermato la carica a Kagame, e in settembre quelle legislative, che hanno visto il trionfo del FPR. Queste elezioni sono state considerate “un importante passo verso la riconciliazione e la democrazia” secondo l’amministrazione americana, mentre altre organizzazioni, tra cui la Chiesa cattolica e Amnesty International, rimasero perplesse dei risultati. Kagame vinse con il 94,3% di voti favorevoli, mentre il suo “principale” avversario, Faustin Twagiramungu, si fermò al 3,5% circa e contestò il risultato. Secondo le dichiarazioni di alcuni esponenti di Amnesty, il governo di Paul Kagame avrebbe sciolto già nel mese di Aprile 2003 il partito principale di opposizione e obbligato la popolazione ad iscriversi al FPR. Alcuni arrivarono a parlare persino di repressione politica.
La responsabilità delle istituzioni e di alcune nazioni occidentali, che non si mobilitarono per fermare il genocidio, è stata ricordata dal presidente Kagame nel corso delle celebrazioni per il decimo anniversario dei massacri, nell’aprile del 2004.
Nel frattempo, avanzano i processi dei colpevoli, condotti dal Tribunale Penale Internazionale per il Rwanda (TPIR), alcuni dei quali si sono conclusi solo in tempi recenti. Per esempio, quello del colonnello Aloys Simba, condannato, il 12 dicembre 2005 a 25 anni di carcere per genocidio e crimini contro l’umanità e quello dell’ex sindaco della città di Gikoro, Paul Bisengimana, arrestato in Mali cinque anni prima e condannato il 14 aprile 2006 a 15 anni di prigione. Nel settembre del 2005 il Tribunale della comunità (GACACA) ha concesso a 774 prigionieri di lavorare alla costruzione di strade come pena alternativa alla detenzione in carcere.
Fonte: Wikipedia